Storia Dentro la Memoria

VIETATO IMPORTARE PATATE (maggio 1875)

1 Commento

di Paolo Miotto e Cesare Pasinato

La pianta della patata e i vari stadi di sviluppo della Dorifora (uova, larve, pupe, insetti adulti) da un’illustrazione inviata ai comuni di Tombolo e S. Martino di Lupari nel 1875.

È primavera, la stagione degli orti e delle campagne che rinverdiscono dopo aver assonnato per tutto l’inverno spoglie in attesa dei primi tepori. O almeno così dovrebbe essere normalmente, perché le abbondanti piogge di quest’anno (maggio 2024) sembrano pregiudicare le piantagioni, le semine e i prossimi raccolti. Che fare allora in attesa di tempi agricoli migliori? Con Cesare abbiamo pensato di prenderci avanti, almeno nelle intenzioni, e offrire agli internauti un approfondimento su un problema attuale che ha radici lontane. Chi non è più giovanissimo – come noi – ricorda bene il problema che ogni anno attanagliava la piantagione dei tuberi di patata. Tutto procedeva bene fino alla nascita di rigogliose piante che fiorivano e in breve tempo erano colpite dalla Dorifora della patata (Leptinotarsa decemlineata) che deponeva le uova e riproducendosi velocemente comprometteva la parte superiore della tuberosa e quindi il prodotto.

Il ritrovamento in archivio di un documento illustrato a colori che risale al 1875 relativo all’argomento, ci riporta alle origini del problema e alla diffusione del coleottero dalle Americhe all’Italia e quindi nei nostri paesi.

            Il Governo è autorizzato ad emanare tutti quei provvedimenti temporanei che sono necessari ad impedire l’importazione delle patate, al fine di preservare il territorio nazionale dalla Doryphora.

            È il testo dell’art. 2 della legge 30 maggio 1875, n. 2517. Analogo provvedimento era stato emesso nel 1872 nei riguardi della Phyllossera vastatrix (fillossera della vite), insetto che attacca le radici e l’apparato aereo delle viti.

            L’allarme era stato lanciato in tutto il Regno d’Italia. Anche i Sindaci di Tombolo e S. Martino di Lupari avevano preso atto della Circolare ministeriale relativa alla Doryphora inviata il 30 settembre 1877. Scriveva il ministro:

Per buona ventura l’Italia si è finora conservata immune dall’invasione di quel dannosissimo insetto; ma è necessaria un’accurata vigilanza affinché, qualora si manifestasse, la sua presenza fosse tosto avvertita; poiché tanto più ristretta sarà la superficie invasa, quanto più presto si noterà l’esistenza della Doryphora; e tanto più facilmente allora si potrà riuscire ad isolarla e a distruggerla. Ma questa accurata e continua vigilanza da nessuno può essere meglio esercitata che dagli stessi coltivatori; ai quali, per conseguenza, è necessario di far note le caratteristiche dell’insetto, perché possano agevolmente riconoscerlo.

            A tutti i Comuni viene inviata la figura, disegnata a colori, rappresentante l’insetto nelle varie fasi della sua esistenza e sul modo di propagarsi (documento trascritto più sotto). I sindaci sono invitati ad affiggere il piccolo manifesto nel luogo di maggior ritrovo e per il tempo più lungo possibile.

Regno d’Italia

Ministero d’Agricoltura, Industria e Commercio

(Doryphora decemlineata)

LO SCARAFAGGIO DELLA PATATA

                La coltivazione della patata non è certamente tra le più ragguardevoli del nostro paese, ma pur tuttavia vi ha acquistato una sufficiente importanza, perché gli agricoltori si mettano in guardia contro un fatalissimo nemico di quella pianta, il quale, manifestatosi e propagatosi a dismisura al di là dell’Atlantico, ci minaccia oggi da vicino, essendo già riuscito ad introdursi in alcune contrade di Europa. Si tratta di uno scarafaggio, vivente allo stato naturale sopra vegetali affini alle patate e propri delle Montagne Rocciose del Colorado negli Stati Uniti dell’America del Nord.

                Allorquando i coloni americani spinsero le loro coltivazioni nelle vergini terre del Colorado, lo scarafaggio passò, dalle piante selvaggie, su quelle di patata, e trovandone il cibo perfettamente adatto alla sua natura, si propagò e si diffuse in guisa di diventare un vero flagello per tutti gli agricoltori dell’ampio paese sopra accennato.

                I primi danni per opera di questo insetto furono avvertiti verso l’anno 1859 nello Stato del Nebraska. Di là, procedendo gradatamente verso oriente, esso raggiunse nell’anno 1874 le sponde dell’Oceano Atlantico. In quindici anni adunque questo insetto percorse, dalla regione nativa fino alle sponde del mare, circa 2735 chilometri, ossia circa 182 chilometri per anno, fissandosi permanentemente in tutti i luoghi che ebbe a traversare.

                Si ritenne che la grande distesa di acque, che separa l’America dall’Europa, sarebbe stata una barriera insuperabile per questo insetto, ma intanto è giunta la notizia che esso ha fatto la sua comparsa in diversi luoghi della Germania, e segnatamente in un campo di patate a Muhlheim sul Reno presso Colonia.

                La unita figura, nella quale l’insetto è rappresentato al naturale nelle varie sue fasi, dispensa dal farne la descrizione; ci pare piuttosto opportuno offrire qualche notizia intorno al genere di danni, che quell’insetto produce, alle sue abitudini ed ai modi di propagazione.

                Le femmine di quest’insetto, dopo essere state fecondate, depongono in primavera nella pagina inferiore delle foglie delle patate, allora allora spuntate, da 700 a 1200 piccole uova di color giallognolo, distribuendole in gruppetti di 12 a 30, come apparisce dalla unita figura (a). Dopo 5 a 7 giorni, secondo la temperatura, queste uova si schiudono e danno origine ad altrettante larve, o bacherozzoli, di color ranciato (b), che si pongono immediatamente a rosicchiare colla più grande voracità le foglie e le altre parti verdi e tenerelle della patata e, ingrossando di giorno in giorno (c) e raddoppiando in proporzione i danni, seguitano in quest’opera per 17 a 20 giorni, dopo di che scendono sul terreno e vi si ascondono riducendosi a crisalidi. Queste, dopo 10 a 15 giorni di letargo, si schiudono trasformandosi in insetti perfetti e volanti (d-e). Succedono allora novelli accoppiamenti, e da questi ha origine una seconda generazione di insetti, i quali, come i primi, han bisogno di circa cinquanta giorni per raggiungere la pienezza del loro sviluppo. In cotal guisa si ripetono in una stessa annata tre generazioni, finché le larve o bacherozzoli dell’ultima, e secondo alcuni autori anche gli stessi scarafaggi allo stato perfetto, si annidano nel terreno, e vi dimorano fino alla seguente primavera, in attesa di aere più benigno e di novello cibo.

                È stato calcolato che una sola femmina può, nel corso delle tre generazioni annuali, dare origine a circa 60 milioni d’insetti, e non importa dire di più per far comprendere quali sieno i danni che per tal via possono risentire i campi di patate, una volta che questi scarafaggi vi si siano moltiplicati.

                Bastano pochi giorni perché tutte le fronde delle patate siano distrutte; e siccome questo fatto avviene mentre le piante sono nel periodo di piena loro vegetazione, così succede che i giovani tuberi, non solamente cessano d’ingrossare, ma avvizziscono e muoiono insieme con tutta la pianta. Il flagello fu così grande in alcuni paesi dell’America del Nord, che si dovette renunziare assolutamente alla coltura delle patate.

                Il mezzo proposto ed adoperato in America per combattere l’insetto, si è quello di spargere con soffietti, od altri istrumenti, sulle piante, ancora bagnate dalla rugiada del mattino, una polvere composta di verde di Parigi (arseniato di rame) e di 10 a 12 parti di gesso, o di farina. I bacherozzoli toccati da questa polvere restano uccisi; ma non è senza precauzione che bisogna far uso della polvere distruggitrice, la quale, contenendo una sostanza molto velenosa, può recar danno agli operai, costretti a maneggiarla e ad inghiottirne le piccole particelle sollevate nell’aria.

                Fra di noi, dove per fortuna il maleaugurante insetto non ha ancor fatto la sua comparsa, tutto si riduce a misure preventive; e queste consistono in una continua e diligente sorveglianza dei campi di patate. Quando, per avventura, taluno s’imbattesse in larve od insetti dello scarafaggio delle patate deve pertanto distruggerle senza indugio, per evitare che arrivino a propagarsi in guisa da rendere impossibile la raccolta materiale degli insetti. In ogni caso poi si raccomanda vivamente che qualora l’insetto si manifesti in qualche parte del Regno, anche nel dubbio che veramente si tratti di esso, se ne dia immediatamente avviso alle autorità municipali, le quali sono pregate di trasmettere la notizia al Ministero di Agricoltura, e nel tempo stesso di inviare un saggio degli animali raccolti alla Stazione di entomologia agraria presso il Museo di Fisica e Storia Naturale di Firenze, affinché si possan prendere per tempo i provvedimenti che si reputeranno opportuni nell’interesse generale del paese.

                Un’ultima avvertenza riguardante questo insetto e i danni che può produrre crediamo importante, ed è che tra noi non la sola patata potrebbe risentire le fatali conseguenze dello scarafaggio, ma è da dubitare che esso assalirebbe anche altre piante affini alle patate, e specialmente quelle di pomodoro, le quali costituiscono, in taluni luoghi d’Italia, una coltura molto estesa e un cespite di guadagno non indifferente per coloro che la esercitano.

                Il Governo, fino da quando ebbe sentore della comparsa del nuovo flagello e dei danni che esso andava recando alle culture [sic] nell’America del Nord, non esitò, nell’interesse del nostro paese a promuovere la Legge del dì 30 maggio 1875, n. 2517 (Serie 2a), colla quale si vieta l’importazione delle patate e di qualsivoglia altra pianta in Italia; spetta ora agli agricoltori di aggiungere a quelli del Governo i loro sforzi, perché ai diversi malanni che affliggono la nostra agricoltura, non se ne abbia ad aggiungere un altro.

            Il Parlamento francese si mosse con più lentezza. Adottò una Loi relative aux mesures à prendre pour arrêter les progrès du phylloxéra e du doryphéra il 15-17 luglio 1878.

Autore: storiadentrolamemoria

Insegnante, ricercatore d'archivio, da oltre 30 anni impegnato nella pubblicazione di volumi e saggi inerenti storie di paesi, fenomeni, persone e cognomi. Collaboratore di quanti intendono scambiare dati e informazioni sulla storia del Veneto e oltre.

1 thoughts on “VIETATO IMPORTARE PATATE (maggio 1875)

  1. davvero molto interessante

Lascia un commento