di Paolo Miotto
Con questo contributo inizia una serie di approfondimenti relativi alla microcriminalità sanmartinara ottocentesca, nel tentativo di fare conoscere un particolare aspetto della storia paesana. Si tratta di storie frequenti, che si verificavano in ogni comune d’Italia, ma sulle quali vale la pena di soffermarsi per vari motivi. In primis il curioso e colorito linguaggio utilizzato nei documenti dell’epoca, precursore della lingua attuale ma al contempo ricco di termini desunti direttamente dalla lingua parlata, soprattutto quando vengono riportate espressioni gergali riprese direttamente dalle bocche degli attori. Non meno importanti sono le informazioni che questi documenti offrono in merito ai protagonisti, con nomi e cognomi, caratteristiche della personalità, le armi utilizzate e, infine, l’affioramento tra le righe di una società complessa che deve fare i conti con la presenza delle dominazioni francese e austriaca. Fino al 28 settembre 1810 il paese rimane diviso (dal 1294) nei due comuni di Padovana e Trevisana, con tutto quello che ne consegue, che dipendono rispettivamente da Cittadella (Dipartimento del Brenta) e Castelfranco (Dipartimento del Tagliamento).

Una temeraria aggressione (29 dicembre 1806)
Uno dei primi episodi di criminalità dei quali è rimasta documentazione si verifica nel pomeriggio di lunedì 29 dicembre 1806. Da circa un anno (26 dicembre 1805) il Veneto era ritornato nuovamente sotto l’autorità napoleonica e il malcontento generale della popolazione era forte. Le numerose osterie e bettole regolari e abusive presenti in paese si trasformavano nei ricettacoli frequentati da ogni genere di persone. Qualsiasi appuntamento commerciale, idea politica o regolamento di conti passava attraverso i fumi dell’alcol, il gioco delle carte, lo scambio di parole più o meno offensive. Non stupisce pertanto che questi ambienti fossero soggetti alla sorveglianza politica e i luoghi dove si consumava la maggior parte degli abusi e dei delitti.
L’aggressione è profeticamente preceduta da una lettera che il sindaco Antonio Maria Alessio invia il mattino stesso al prefetto di Castelfranco. Scrive il primo cittadino: ‘la nostra Comune, che nel suo Circondario si estende apiù di dieci miglia, gli abitanti dediti in gran parte al Commercio, si attrova anche provveduta d’alcune Osterie, e Bettole, che in unione a molti altri luochi di radunanze in giorni festivi specialmente, mancano del dovere di concorrere alle sacre funzioni della Parrocchial Chiesa, e nel tempo di notte perturbano la pubblica tranquillità della stessa Comune. Noi però, Signor Regio Prefetto, mediante la vostra approvazione, saressimo nella determinazione di fare pubblicare ed affiggere un Ordine regolare pel suindicato effetto tendente al ben essere, e dovuta disciplina, col lievo di tenue pena, al caso di disobbedienza, e di prima recidiva che fosse mandato il colpevole alla Superiore Autorità da voi delegata.
L’aggressione. Nel tardo pomeriggio del 29 dicembre, nella contrada della Chiesa (Via C. Agostini) sul confine tra i due comuni, ma nella porzione padovana, alle ore vintiquattro italiane circa nella Comune di San Martin di Lupari in questo Dipartimento (Padovana) accadè una Baruffa alla Casa del Signor Angelo Ravera esercente il negozio di Osteria in questa Comune dalli Giuseppe e Sebastian Fratelli dalla Tina detti Rocco di Bortolo abitanti nella villa sudetta nel Dipartimento del Tagliamento (Trevisana), quali prima con Coltello a Brittola (con la punta uncinata) sono statti in pronto per ferire il Signor Paolo Ravera, e percossero con un Schiaffo Maria Sorella del detto Signor Angelo, doppo pocco tempo si munirono di una Schioppa, e Palosso (coltello), e si portarono alla porta di detto Negozio per aprirla, il che non gli fù riuscito, tanto li partecipa per li ulteriori effetti di Giustizia, e con sentimenti di particolar stima, e Considerazione la Municipalità sudetta si rafferma. Testimonj Brunon Brunato di questa Comune, Santo Comarin, Bernardo Stocco quondam Zuanne (quest’ultimi due) ambi del dipartimento di Tagliamento’.
Il giorno successivo entrambi i sindaci (Sebastiano Agostini per la Padovana e Antonio Maria Alessio per la Trevisana, notificano ai rispettivi superiori l’accaduto chiedendo l’intervento della pubblica autorità. Ecco il racconto del sindaco della Trevisana che ricalca quella del collega sopra trascritta: ‘essendo jeri sera alle ore cinque pomeridiane successa una Zuffa nella Maggior Contrada della Chiesa di questa Comune nella Casa ad uso Osteria, che divide il Dipartimento del Tagliamento, da quello del Brenta nella qual ultima parte viene esercitata l’Osteria, vela descriviamo in seguito nella sua sostanza. La detta Zuffa fu principiata da Giuseppe dalla Tina detto Rocco al qual poi si è unito Sebastian dalla Tina detto Rocco suo fratello, in assistenza. Questa fu contro il Signor Angelo, e Paolo Ravera Fratelli Affittuali di detta Casa ad uso Osteria; principiò il sopradetto Giuseppe dalla Tina detto Rocco dalla parte del Brenta (Padovana), ove viene esercitata l’Osteria con grande strepito, forti bestemmie, calcando le porte dell’Osteria, non si sa se con Archibuggio, o altro, tale faccenda fece grande suscitazione di popolo, tanto in questa Comune, quanto nell’altra del Brenta. Abbiamo sul momento chiamato la Pattuglia onde avesse da fermarli per quanto la Zuffa si fosse innoltrata anche dalla nostra parte, ma in vista di ciò scapparono tutti due per la parte del Brenta. Viene riferto che un’ora dopo si sieno fatti veder armati girando la Contrada. Testimoj oltre a tanti altri furono Alessandro Toniato detto Palin, Angelo Petrin fu Francesco, Pietro Dozzo detto Betto. Eseguiamo conciò il nostro dovere, onde abbiano luogo gli effetti di giustizia’.
Purtroppo non rimane traccia dell’intervento dell’autorità di Cittadella, entro il cui territorio era avvenuta l’aggressione, ma è singolare la ricaduta che l’episodio ha su entrambe le autorità locali. È sufficiente che i fratelli Dalla Tina compiano il misfatto in padovana ma scappino nella Trevisana per mettere a subbuglio entrambi i distretti e le due comunità. L’analisi comparata con altra documentazione e cartografia dell’epoca, permette, infine di individuare con precisione l’ubicazione dell’osteria Ravera, all’epoca dei fatti di proprietà del patrizio Luigi Priuli e in seguito trasmessi alla figlia Lucrezia. Corrisponde all’attuale casa “Canale” perché fino al 1831 questa si trovava in Padovana e solo dopo questa data è passata in Trevisana, come del resto conferma anche la posizione del confine segnalato sullo stesso edificio dalle due pietre che recano l’iscrizione “Padovan” e “Trivisan”.