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L’espatrio verso il Brasile e l”Argentina (Emigrazione da Sant’Anna Morosina (1885-1911)

L’emigrazione da Sant’Anna Morosina (1885-1911)

 
I prospetti anagrafici comunali che riguardano l’emigrazione da Sant’Anna Morosina sono quattro, uno in più di Lobia, quasi a volere segnalare un numero di abitanti e soprattutto di partenze superiore. Lo spoglio sistematico di questa e altre fonti d’archivio ha permesso di verificare che proprio da questa località partirono per il Brasile i primi sangiorgesi nel 1885.
I pionieri assoluti di quest’avventura sono Sebastiano Agostini, con tutta la famiglia, e il solitario Sante Rielo, che nella loro scelta forse sono stati condizionati dalla vicinanza geografica con Villa del Conte, località dalla quale partirono fin dal 1876 emigranti per il Brasile e che, secondo il parere dei sindaci Garagnini e Rossato, ebbero un ruolo fondamentale nell’eccitare gli animi dei sangiorgesi fin dalle prime battute.
Qualunque sia stato l’elemento o la congiuntura di aspetti che hanno determinato le prime partenze da questa località, rimane il fatto che a Sant’Anna Morosina si fa breccia per la prima volta quel rigagnolo di disperati che in breve travolgerà come un fiume in piena la storia silenziosa del paese.
 
a) Villici e senza terra
 
Nel 1886 parte per il Brasile la famiglia di Luigi Zorzo (n. 8 maggio 1834), figlio di Sisto e Diotto Angela, che, strano a dirsi, non compare nel registro di emigrazione comunale di Sant’Anna. Con il capofamiglia partono la moglie Veronica Zurlo (n. 30 luglio 1845), i figli Valentino (n. 4 maggio 1878) e Giuseppe (n. 15 giugno 1881), la sorella Giovanna (n. 1 dicembre 1836) e il nipote Giovanni (n. 8 maggio 1869).
Lo stesso avviene con il ceppo familiare di Felice Marchetti (n. 23 maggio 1844), nativo di Abbazia Pisani e figlio dei deceduti Angelo e Moscon Angela. Questi era coniugato con Vittoria Cazzaro di Trebaseleghe (n. 5 novembre 1858), figlia di Giovanni e della deceduta Regina Dotto. I due partono per il Brasile il 28 settembre 1886 con i figli Romano Giacinto (n. 21 ottobre 1882) e Angela (n. 16 novembre 1884).
Fra i primi villici documentati in ordine alfabetico nell’anagrafe comunale a lasciare la località di Sant’Anna ci sono i Diotto, detti Marcon.
Defunto il capofamiglia Domenico, la vedova Virginia Sarto, detta Rocco, (n. 25 gennaio 1847) decide con i figli di partire per il Brasile.
E’ del 17 novembre 1891 la data di rilascio del nullaosta comunale che permette di ripartire alla vedova e ai figli Giuseppe (n. 15 gennaio 1870), Giacinto (n. 22 gennaio 1872), Pasqua Elisabetta (n. 25 febbraio 1880), Luigi Gioachino (n. 1 agosto 1883) e Regina (n. 25 dicembre 1885). Nel cimitero di Sant’Anna rimangono, accanto al padre defunto, anche due figlie: Regina (31 gennaio 1874-11 giugno 1882) e Maria Anna (25 ottobre 1875-10 giugno 1882).
Il fatto che la famiglia sia immediatamente sostituita in paese con quella dei parenti Diotto Serafino (n. ottobre 1857) e Maria Zambon (n. ottobre 1858) con i cinque figli, lascia presagire un dato evidenziato anche da altre situazioni analoghe. Per i villici era impossibile espatriare senza il consenso dei padroni ed era necessario trovare dei sostituti che accettavano le condizioni (patti colonici) concordati e che fossero graditi al latifondista di turno.
Il 10 settembre 1891 parte per il Brasile il Servo Davide Pinton (n. 25 aprile 1852), detto Crudo, figlio dei defunti Giacomo e Pandin Giacomina. Con la consorte Pierina Antonello (n. 11 novembre 1863) aveva chiesto il nullaosta poco tempo prima, il 25 agosto, deciso a partire anche con i figli Giovanni Battista (n. 30 luglio 1889) e Giuseppe (n. 19 aprile 1891).
Il giorno prima, il 9 settembre, ottiene il nullaosta per il Brasile anche l’abatina Marcon Isabella (n. 3 agosto 1820), vedova di Pietro Mussan. Nonostante l’età avanzata, la donna parte con i due figli Domenica (n. 11 marzo 1869) e Innocente (n. 28 dicembre 1871) vendendo quel poco che aveva e lasciando vuota la casa situata nella piazza di Sant’Anna che prima di lei era abitata da Marangon Giuseppe Cenciajuolo.
Consistente è anche il nucleo familiare di Girolamo Chiarello di S. Giustina in Colle (n. 27 settembre 1856) che passa di paese in paese alla ricerca di una meta definitiva (S. Giustina in Colle, Borgoricco, S. Maria di Sala, Dolo, Stigliano, Sant’Anna Morosina) approdando in comune di S. Giorgio in Bosco nel novembre del 1891. Qui rimane per sei anni a Sant’Anna e il 18 novembre 1897 parte per il Brasile con la moglie Giuditta Pain (Toniato?) (n. 12 settembre 1860) e i figli Elvira (n. 3 dicembre 1885), Alfonso (n. 16 settembre 1888), Albano Federico (n. 6 settembre 1889), Geltrude Amelia (n. 10 settembre 1890), Raffaele (n. 25 agosto 1893), Giulio Graziano (n. 31 dicembre 1894), Maria (n. 25 febbraio 1896). 
       Talvolta a partire non è tutta la famiglia, ma un solo figlio, magari il primogenito. E’ il caso di Giuseppe Maggelo, detto Gallinaro, (n. 26 settembre 1879) che appena diciottenne decide di mollare la famiglia composta da 14 elementi e di partire per il Brasile con nullaosta rilasciato il 1 febbraio del 1897. In questo caso è da segnalare una curiosità singolare. Mentre Giuseppe e la maggior parte dei suoi fratelli nati fino al 1871 portano il cognome Maggelo, gli altri fratelli minori e i discendenti nati dopo il 1884 sono registrati con la nuova e ancora sopravvissuta forma onomastica di derivazione dialettale Majell 
Il 3 agosto 1901 il medico comunale Giovanni Scottoni firmava uno dei tanti certificati medici richiesti per l’espatrio. L’atto riguardava i coniugi Giovanni Maccan (n. 30 novembre 1859) e Bison Giuditta (n. 10 giugno 1864), lui bassanese e lei padovana, ma entrambi non censiti nei registri di emigrazione. Da qualche tempo avevano preso domicilio a Sant’Anna e avendo saputo che il governo brasiliano offriva imbarchi gratuiti per i poveri avevano aderito alla richiesta dirigendosi a S. Paolo.
Il 7 agosto si presentava dal medico anche Marco Cabrele (n. 31 marzo 1851) con la numerosa famiglia composta da nove individui, compresa la moglie Maria Fiorin (n. 6 novembre 1857). Anche per lui il sindaco Zulian firma lo stato di miserabilità e il consulto del medico per il viaggio gratuito verso S. Paolo, ricordando che Marco aveva sofferto di epilessia.
Non tutti però partono per il Brasile. Nel primo decennio del XX secolo riprende l’emigrazione oltralpe, forse favorita dalle notizie più o meno incontrollate che provenivano da commercianti o viaggiatori che si recavano soprattutto in Svizzera, Francia e Germania.
A fungere da apripista verso la Svizzera, partendo da Sant’Anna Morosina, è Angelo Marangon (n. 8 settembre 1890) che non ancora ventenne si trasferisce clandestinamente in Germania dopo la morte del padre Antonio. L’ufficiale dell’anagrafe comunale, infatti, suppone che il Marangon nel 1911 si trovi in Germania, ma non può saperlo con certezza, poiché questi in precedenza non aveva mai richiesto il nullaosta per l’espatrio.E’ da supporre, in ogni caso, che Angelo fosse riuscito a trovare un impiego all’estero, comunicando in seguito la propria situazione alla famiglia perché la madre Silvia Scudiero (n. 12 luglio 1859) decide all’improvviso di trasferirsi in Svizzera.
Il 23 marzo 1911, infatti, la vedova chiede e ottiene il nullaosta comunale per l’espatrio, partendo con i tre figli Giuseppa (n. 21 aprile 1893), Giuseppe (n. 6 marzo 1896) e Carmela Maria (n. 7 agosto 1899). A Sant’Anna rimangono la cognata Vittoria Marangon (1 maggio 1865) e l’anziana suocera Carolina Rizzo (n. 14 febbraio 1833), ma l’annotazione dell’ufficiale d’anagrafe, che in un primo momento aveva inserito nell’elenco degli espatriati anche Vittoria, poi negato con un lapidario Rimane, lascia supporre una decisione familiare travagliata e indubbiamente condizionata dalla presenza dell’anziana suocera che non avrebbe potuto, anche volendo, affrontare un viaggio tanto difficile.
 
b) Piccoli possidenti e artigiani
 
La registrazione alfabetica si apre con il ritorno provvisorio a Sant’Anna Morosina del primo nucleo familiare salpato per il Brasile da S. Giorgio in Bosco. Si tratta della famiglia del panettiere Sebastiano Agostini (n. 24 marzo 1828) e Cavinato Giovanna (n. 5 marzo 1829). Questi erano partiti per il Brasile nel 1885 e il 30 marzo 1903 ritornavano in paese con i quattro figli Venanzio, Giulia, Placida e Demetrio, non più dediti alla professione di panettieri ma a quella di calzolai.
In paese gli Agostini rimangono poco tempo perché in seguito al decesso di Venanzio la vedova Luvisetto Giovanna (n. 14 marzo 1871) decide di spostarsi a Tombolo il 7 ottobre 1903, assieme ai tre figli Mandavio, Giusto Giuseppe e Agostino.
L’anagrafe parrocchiale, a differenza di quella comunale, ricorda anche la partenza senza data di Marc’Antonio Agostini (n. 3 giugno 1864), della moglie Antonia Scudiero (n. 29 dicembre 1862) e dei figli Anacleto e Giovanni. 
Nel mese di novembre del 1885, parte per il Brasile Sante Rielo, detto Castellaro, (n. 17 maggio 1859). E’ un emigrante in avanscoperta, infatti, è intento a capire se si può fare fortuna senza rischiare di mandare a mare tutta la famiglia. Per questo motivo parte da solo, sapendo di potere contare solamente sulla duplice esperienza professionale del contadino e del falegname. Quanto basta per programmare, nel volgere di due anni, il ricongiungimento della famiglia.
Nel 1886 se ne va da Sant’Anna la famiglia contadina di Amadio Zorzo (n. 5 agosto 1812), figlio dei deceduti Domenico e Angela Pegoraro. L’anziano vedovo non parte di iniziativa propria, ma su insistenza del figlio Catterino (n. 2 febbraio 1845) che è coniugato con Elisabetta Bertuzzo (n. 8 giugno 1844). Gli Zorzo espatriano il 18 agosto 1886 portando con sé anche i figli Angelo (n. 27 agosto 1872), Drusilla Luigia (n. 27 marzo 1876), Teresa (n. 27 marzo 1879) e Giuseppe (n. 3 settembre 1882).
Un caso per certi versi analogo è quello del consistente nucleo familiare dei contadini Andrin che, a più riprese, parte per il Brasile e in altri paesi della provincia di Padova. A partire per il Brasile, prima del 1886, sono il patriarca Andrin Catterino (n. 10 settembre 1825), la moglie Teresa Bruscatto (n. 28 febbraio 1825) e il figlio Francesco (n. 12 dicembre 1848), coniugato con Luigia Ogliana (n. 4 ottobre 1848) con al seguito le figlie Augusta (n. 8 settembre 1879) e Teresa Anna (n. 26 luglio 1882).
Il 27 settembre 1887 è il secondogenito Giovanni Silvano Andrin (n. 8 luglio 1851) a partire per il Brasile, con la moglie Favaro Giuditta (n. 9 novembre 1859) e i figli Virginio Cattarino (n. 23 maggio 1881), Giacinto (n. 28 aprile 1883) e Giuseppe (n. 18 giugno 1887).
Il 3 novembre 1887 parte la moglie di Sante Rielo, Domenica Michelina Pilon (n. 27 novembre 1863), che chiede e ottiene il nullaosta comunale imbarcandosi a Genova con l’unico figlio Narciso (n. 24 febbraio 1886).
A Sant’Anna rimangono gli anziani genitori Luigi Rielo (n. 20 aprile 1822) e Giustina Fascina (n. 4 luglio 1827) con la figlia Catterina (n. 31 maggio 1863). Questa coniugandosi con il contadino e falegname Martarello Abramo darà origine ad un ceppo familiare che si trasferirà a Vigonza il 15 dicembre 1899.
Nell’autunno del 1887, è il momento di un’altra vedova. A decidersi per il Brasile è, infatti, Rosa Ceccato (n. 10 marzo 1838), vedova di Giacomo Mella (1828-1882) e madre di Matilde (n. 4 febbraio 1872) e Colomba (n. 6 luglio 1877). A prima vista la scelta di partire verso l’ignoto di queste donne appare incomprensibile. Cosa andavano a fare in Brasile tre donne, senza alcun supporto maschile? E come speravano di poter sopravvivere in un ambiente tanto ostile? Non rimane altra spiegazione che la disperazione più nera anche perché le due ragazze non erano ancora in età da matrimonio. Purtroppo è impossibile conoscere il destino di questa famiglia, che ottiene il lasciapassare comunale il 14 settembre 1887.
Il 27 ottobre 1887 parte per l’america lo sparuto nucleo familiare di Mazzon Biasio (n. 15 agosto 1866), la moglie Placida Agostini (n. 8 settembre 1866) e la non più giovane madre Giovanna Pilotto (n. 27 giugno 1828). Quale motivo spingesse a partire questi contadini nativi di Cittadella e Tombolo rimane difficile da spiegare, anche perché all’epoca non avevano prole.
       Una famiglia di falegnami in cerca di fortuna è quella degli Scalco. Questi, con le loro scelte di migrazione interna ed espatrio, frantumano completamente il loro ceppo familiare originario di S. Giorgio in Brenta. I diciotto discendenti sopravvissuti di Luigi Scalco (1833-1882) e Maria Zaramella (1838-1911) si dirigono in cinque direzioni diverse: alcune donne rimangono in paese per vie matrimoniali, altri emigrano a Cittadella (1884 e 1890) e a Villa del Conte (1893).
Il secondogenito Angelo Scalco (n. 4 aprile 1864) parte per l’Argentina grazie al nullaosta rilasciato dall’autorità comunale il 6 novembre 1887. In realtà altri documenti permettono di verificare che Angelo in seguito si recherà in Brasile, dove l’11 maggio 1892 sposerà a S. Paolo Maria Zordan di Cogollo del Cengio (n. 31 gennaio 1876), dalla quale avrà alcuni figli, ma nel 1898 era sopravvissuta solamente Erminia Maria Marianna (n. 20 gennaio 1897).
Prima del 1897 la famiglia di Angelo era già rimpatriata nel comune di Padova, ma nell’ottobre dell’anno successivo si trasferiva nuovamente nel comune di S. Giorgio in Bosco.
Sicuramente impressionante è l’espatrio che riguarda i Facco, detti Bano. Le famiglie dei sette figli del deceduto Filippo Facco decidono di espatriare in massa (ben 23 persone) per il Brasile il 10 febbraio 1888 con l’anziana madre Pasqua Fabian (n. 11 maggio 1822).
A guidare l’esodo sono soprattutto le famiglie dei primi quattro figli di Filippo, ovvero Giovanni Facco (n. 14 gennaio 1847), con la moglie Giustina Mengato (n. 26 dicembre 1849), Andrea Facco (n, 9 marzo 1850), con la consorte Maria Gottardello (n. 6 settembre 1857), Marco Facco (n. 12 giugno 1852), con la coniuge Luigia Mastellaro (n. 31 ottobre 1855) e Angelo Antonio Facco (n. 20 settembre 1854) con la sposa Maria Nicoletti (n. 7 gennaio 1851).
Contadini erano anche i Fassina, ma dovevano avere pochi beni se in appena tre anni (1886-88) cambiarono residenza tre volte. Giovanni Antonio Fassina (n. 6 maggio 1837) e la moglie Teresa Smania (n. 28 giugno 1838) sono i protagonisti di questo malessere che li porta dapprima ad emigrare con i cinque figli a Cadoneghe il 20 maggio del 1886, e poi a ritornare a Sant’Anna Morosina il 6 novembre del 1887.
Trascorre il tempo indispensabile per vedere le due figlie Stella (n. 19 gennaio 1865) e Regina (n. 2 febbraio 1867) coniugarsi rispettivamente con Carlo Pettenuzzo e Luigi Bertuzzo di S. Giustina in Colle, e si riparte. Questa volta la meta definitiva è il Brasile. E’ l’11 febbraio del fatidico 1888 quando la coppia e i tre figli rimasti ottengono il nullaosta comunale imbarcandosi a Genova con numerosi altri concittadini.
In pieno inverno, il 29 gennaio 1888, ricevono il nullaosta municipale anche i contadini Saccon, detti Teccia. La loro storia ricalca quella di altri casi già incontrati. I due fratelli dopo essersi sposati si dividono abbandonando entrambi Sant’Anna Morosina.
Il primo a partire è il secondogenito Felice Saccon (n. 21 gennaio 1853), che il 12 dicembre del 1885 lascia la casa paterna con la moglie Angela Zulian (n. 3 giugno 1861), la figlia Giustina Maria (n. 19 febbraio 1885) e la madre Celeste Daminato (n. 14 maggio 1926), trasferendosi a Padova.
Il primogenito Angelo Saccon (n. 14 maggio 1849) del fu Antonio, invece, rimane in paese ancora per qualche anno con la moglie Rosa Diotto (n. 3 agosto 1855), i figli Virginio (n. 22 aprile 1884) ed Emilio (n. 1 ottobre 1886) e la sorella Carolina (n. 30 giugno 1858). Poi qualcosa cambia. Il segnale di instabilità economica della famiglia già annunciato con l’emigrazione nel Padovano del secondogenito, nell’inverno del 1888 raggiunge il suo apice con l’espatrio in Brasile del residuo nucleo familiare dei Saccon.
Il 7 febbraio dello stesso 1888, ricevono il nullaosta i fabbri Alessi. Del nutrito ceppo familiare presente a Sant’Anna, parte solamente quello di Silvio Alessi (n. 22 luglio 1875), quartogenito dei sei figli di Francesco (n. 22 agosto 1837) e Zerlin Marianna (n. 10 febbraio 1843). Questi si era accodato alla famiglia dello zio paterno Giuseppe (n. 7 ottobre 1853), composta della moglie Catterina Moro (n. 25 ottobre 1854) e dai figli Maria (n. 25 maggio 1881) e Pasquale (n. 19 aprile 1887), sperando di rifarsi una vita in Brasile.
In questo caso le motivazioni della partenza potrebbero essere legate soprattutto allo spirito d’avventura di Silvio e alla necessità di poter contare su un maschio in età da lavoro da parte dello zio Giuseppe. I rimanenti membri del ceppo Alessi, infatti, rimangono nel comune di S. Giorgio in Bosco.
A fronte di nuclei tanto consistenti, nello stesso inverno del 1888 partono anche piccoli ceppi come quelli della vedova Vincenza Favaro (n. 11 maggio 1826), che in seguito alla morte del marito Lorenzo Pierobon e soprattutto dell’unica nipote Angela Scapinello (1886-1888), si fa convincere dalla figlia Maria Pierobon (n. 30 settembre 1861) e dal genero Giuseppe Scapinello (n. 12 gennaio 1847) a partire per il Brasile l’8 febbraio del 1888.
Più prammatica e oculata appare la scelta di Luigi Giacomazzi, detto Fulbo, (n. 9 aprile 1843). Questi, invece di partire con tutta la famiglia ed esporla agli inevitabili imprevisti dell’espatrio, preferisce lasciare Sant’Anna Morosina da solo, con il nullaosta per il Brasile rilasciato dall’autorità comunale il 23 novembre 1888, in attesa di tempi migliori per il ricongiungimento che avverrà nel 1891. 
Il terzo ricongiungimento del ceppo degli Andrin si ha il 12 febbraio 1889, quando Giuseppe Paolo Andrin (n. 8 luglio 1856), figlio di Catterino, parte per il Sud America con la moglie Maria Manera (n. 8 luglio 1857) e le figlie Angela (n. 21 settembre 1882), Costanza Natalia (n. 4 giugno 1885), Costanza Teresa e Regina Emilia. Dei due figli di Catterino e Teresa rimasti a Sant’Anna, Anna Maria (n. 16 gennaio 1854) si trasferisce a Villa del Conte dove si sposa, mentre Maria (n. 11 agosto 1861) si trasferisce a Fontaniva il 7 marzo 1891. Il posto rimasto vacante è occupato dai parenti di Fortunato Andrin e Luigia Scalco.
Una situazione analoga è documentata per i Cauzzo. Il 22 agosto del 1891 parte per il Brasile il piccolo possidente Valentino Cauzzo (n. 6 luglio 1862) con la moglie Maria Giovanna Chemello (n. 7 agosto 1865), lasciando a Sant’Anna Morosina i nonni, i genitori e i fratelli. In Brasile nascono tre figli: Carlo (23 settembre 1889-30 dicembre 1891), Maria (n. 16 maggio 1892) e Angela (n. 17 settembre 1894) e la data di morte del primogenito consente di verificare che i Cauzzo si erano stabiliti nella località di Bellino de Salvado.
Qualcosa però va storto. I Cauzzo non riescono a realizzare i loro progetti e così, il 24 febbraio 1897, sono costretti a rimpatriare. A Sant’Anna nel frattempo erano deceduti il fratello Antonio, la nonna, una nipote, mentre una sorella si era trasferita a Fontaniva. L’unico avvenimento lieto è offerto dalla nascita di un nuovo figlio, al quale è affidato il nome del primogenito Carlo, deceduto in Brasile.
Per due famiglie che ritornano ce ne sono molte altre che partono, magari per ricongiungersi come nel caso di Regina Mella (n. 27 settembre 1846). Quest’ultima era rimasta per quasi tre anni in attesa di un segnale da parte del marito, che giunge nell’estate del 1891. Il 28 luglio Regina può imbarcarsi con i tre figli Emilio, Antonio e Domenico per raggiungere il marito Luigi Giacomazzi.
        Nello stesso anno partono anche i Rebellato, di condizione contadina, dividendosi per sempre. In paese rimangono due dei quattro figli del defunto Francesco Rebellato e di Santa Baggio che sono: Luigi (n. 23 agosto 1848) e Angelo (n. 6 luglio 1860). Luigi si sposa con Angela Pettenon (n. 9 agosto 1851) a ha due figli sopravvissuti: Francesco (n. 11 settembre 1880) e Giovanni (n. 23 ottobre 1882), entrambi coniugati e con prole.
Il secondogenito Catterino Rebellato (n. 1 settembre 1858) si sposa con Maria Rosaria Luvise (n. 2 ottobre 1859) e parte per il Brasile con i figli Giuseppe (n. 10 maggio 1887), Giulio (n. 16 aprile 1890), Luigi (n. 10 marzo 1892), Agostino (n. 2 novembre 1895), Angelo (n. 23 giugno 1898) e la suocera Marianna Agostini (n. 26 giugno 1839), salvo poi ritornare a S. Giorgio in Bosco e ripartire nuovamente per il Brasile nel 1902.
Il terzogenito Angelo rimane in paese a differenza del quarto figlio Modesto Rebellato (n. 16 maggio 1856), che, dopo il matrimonio con Maria Zulian (n. 11 agosto 1858), decide di partire per il Brasile come il fratello. Il 22 settembre 1897 la coppia ottiene il nullaosta municipale e s’imbarca con i cinque figli: Valentino (n. 16 settembre 1886), Santa (n. 8 marzo 1887), Girolamo (n. 10 aprile 1888), Virginio (n. 19 luglio 1893) e Angela (n. 17 maggio 1896).
Nello stesso 1891 partono anche i Saragioto che hanno ancora discendenti in Brasile nella persona di Ireneu Saragioto. Questa famiglia è qualificata nell’elenco dei contadini, ma i continui spostamenti fanno presumere che si tratti di semplici fittavoli. Il ceppo proveniva da S. Zenone degli Ezzelini e il capostipite Pietro del fu Sebastiano (n. 1812), coniugato con Maria Luigia Battagin (n. 16 giugno 1815), è definito negli atti parrocchiali di Sant’Anna Morosina villico e illetterato. La coppia si trasferisce prima a Tramonte di Torreggia, dove nascono diversi figli, tre dei quali sopravvissuti, poi a Bovolenta fra il 1874 e il 1876, infine, a Sant’Anna Morosina all’inizio del 1880.
In seguito alla morte del capostipite Pietro, avvenuta a Sant’Anna Morosina il 24 marzo 1881, la famiglia rimane unita fino all’autunno del 1891, quando si consuma la decisione di partire per S. Paolo del Brasile. L’anziana vedova Maria Luigia Battagin non se la sente di partire e si separa definitivamente da tutta la famiglia emigrando a Bovolenta il 17 novembre, forse riparando da qualche parente o conoscente.
Tutti gli altri, ovvero il figlio Catterino Saragioto (n. 11 gennaio 1841), la moglie Celestina Casotto (n. 20 giugno 1850) e i figli sopravvissuti Giovanni (n. 16 agosto 1870), Emilia (n. 17 maggio 1874), Pietro (n. 26 luglio 1876), Anna Maria (n. 22 luglio 1881), Antonio Francesco (n. 21 luglio 1883) e Antonio (n. 30 luglio 1887), il 16 novembre 1891 ricevono il nullaosta comunale e il giorno dopo partono per Genova e il Brasile.
Di ceto sociale incerto erano i Luise, detti Gaban, che partono per il Brasile in seguito al rilascio del nullaosta datato 22 settembre 1891. Coniugate le due figlie Gioconda e Rosa a Sant’Anna e a Villa del Conte, partono per il Brasile i genitori Domenico Luise, la consorte Marianna Agostini, la figlia primogenita Maria Rosaria con il marito Giuseppe Rebellato e il loro figlio Giulio.  
Pure la famiglia di Pietro Scudiero (n. 15 giugno 1853), parte per il Brasile nel 1891. Ancora una volta i legami familiari sono spezzati e in Italia rimane solamente l’anziano vedovo patriarca Gioachino del fu Pietro (n. 11 agosto 1817), che dopo la morte della moglie Maria Cauzzo (1818-1885) è accudito dal figlio Pietro fino al 30 maggio 1891, quando quest’ultimo espatria con la moglie Anna Anziliero (n. 26 agosto 1861) e i figli Catterino (n. 18 agosto 1883), Giuseppe (n. 29 aprile 1885) e Giulio (n. 8 luglio 1888).
Gioachino ha 73 anni, è troppo anziano per partire e possiamo immaginare la scena straziante del distacco dai suoi unici affetti. Questi rimane senza alcun legame parentale a Sant’Anna Morosina ancora per qualche mese, poi decide di emigrare solitario a Cittadella il 19 dicembre 1891.
Solitaria è anche la partenza per il Brasile di Domenico Campagnolo (n. 26 giugno 1867), figlio di Luigi e De Poli Elena, dimenticato come tanti altri dall’anagrafe comunale.
Il 30 di luglio del 1891 parte per il Brasile il consistente nucleo familiare di Gaetano Venturin (n. 6 agosto 1859) del fu Giuseppe, detto Cattapan, (1824-1887) e Trento Pierina (1837-1889), che era muratore e falegname. Gaetano era coniugato con Maria Bergamin (n. 24 marzo 1860), dalla quale aveva avuto due figli: Pierino Attilio (n. 30 maggio 1886) e Tullio (n. 13 settembre 1888). Dopo la morte dei genitori si era fatto carico anche dei fratelli e, fatta eccezione per il secondogenito Corrado (n. 16 ottobre 1863), che rimarrà a Sant’Anna continuando la professione paterna di falegname e sposandosi con Natalina Scalco (n. 3 gennaio 1868), gli altri cinque figli (Luigi, Lucia, Libera, Maria Anna, Riccardo) Gaetano se li porterà in Brasile.
Vale la pena di ricordare il destino doloroso della famiglia che rimane a Sant’Anna Morosina. Dal matrimonio di Corrado e Natalina Scalco (n.3 gennaio 1868) nascono otto figli (Pierina, Irene, Cesira Maria, Riccardo I, Riccardo II, Elvira Maria, Mario Erminio e Carmillo Fortunato). Di questi due decedono in tenera età (Pierina e Corrado I), ma il più sfortunato di tutti è l’ultimogenito Carmillo Fortunato (n. 16 luglio 1906-29 aprile 1945) perché, dopo essere stato catturato ad Abbazia Pisani dai nazifascisti in ritirata assieme ad altri giovani, fu trucidato in località Cacciatora di Castello di Godego. Nell’immediato dopoguerra anche i discendenti di Corrado abbandonarono il paese per trasferirsi nel Varesotto.
Allo stesso ramo familiare appartiene anche Venturin Emanuele Primo (n. 27 giugno 1871), figlio di Paolo Vigilio Luigi e Taroli Catterina, che nasce nel Tirolo, a Linguiso. Giovanissimo si trasferisce in Brasile con la moglie Celeste Scapin (n. 5 maggio 1873) dove l’8 luglio 1893 nasce il figlio Domenico, mentre il secondogenito Luigi nascerà in Italia il 19 luglio 1895, a Lenziano, dopo il rimpatrio. Il 30 novembre del 1895 Emanuele Primo trasferirà la famiglia a Lobia provenendo da Limone S. Giovanni, nel Bresciano.
Il 12 settembre 1891 partono per il Brasile anche le famiglie contadine dei fratelli Luigi (n. 29 maggio 1855) e Paolo (n. 15 aprile 1864) Zaniolo, detti Biasion, figli di Stefano (1820-1893) e Caon Elisabetta (1831-1900). Si tratta di una delle poche partenze per le quali l’ufficiale di anagrafe documenta tanto il rilascio del nullaosta municipale (25 agosto 1891) che la data di partenza.
Luigi parte con la sola moglie Maria Peron (n. 14 agosto 1861); il fratello Paolo, invece, seguito dalla moglie Anna Scudiero e dalla figlia Emilia (n. 28 novembre 1890). L’esperienza oltreoceano però dura poco perché nell’estate del 1894 le due famiglie sono già ritornate a Sant’Anna, dove dimoreranno fino al 1904, anno nel quale si trasferiranno a Villa del Conte.
Un’esperienza analoga è documentata per gli Olivi di Noale. Il 18 dicembre 1891 partono per il Brasile Angelo Olivi (n. 22 giugno 1822), vedovo di Ragazzo Catterina, e i figli Giordano Fortunato (16 aprile 1863) e Giovanni Battista (n. 23 giugno 1857). Giordano è coniugato con Giovanna Muffato e ha tre figli (Anselmo, Italia e Ginevra). Il secondogenito Giovanni Battista, invece, parte con la moglie Ermenegilda Ometto (n. 28 febbraio 1868) e i figli Caterina (n. 14 ottobre 1888) e Ricardo (n. 12 novembre 1890).
Gli Olivi rimangono in Brasile fino al 1900, quindi ritornano per la maggior parte a S. Giorgio in Bosco trasferendosi a Massanzago il 14 dicembre del 1900.
La partenza di Angelo Scalco, avvenuta nel 1887, è seguita a distanza di cinque anni dal fratello primogenito Francesco Scalco (n. 17 ottobre 1862), che ottiene il lasciapassare generico il 30 gennaio 1892 per l’america, ovvero per il Brasile, salvo poi rimpatriare l’anno successivo e spostarsi il 20 marzo 1893 a Villa del Conte con il fratello Antonio (n. 13 dicembre 1867) e i nipoti. Nel frattempo con Francesco era partita anche la tredicenne sorella Costanza (n. 12 febbraio 1879), anche se non sono comprensibili i motivi di questa partenza.
Qualcosa, tuttavia, dev’essere andato storto nei progetti di Francesco e Costanza, perché l’anno successivo quest’ultima rimpatria col fratello, salvo ripartire da Sant’Anna per sposarsi nel 1901 con Giorgio Scoizzato.